lunedì 27 febbraio 2017

Il mito di narciso

Nell'approfondimento che segue saranno illustrate tutte (o almeno la maggior parte) delle versioni riguardanti il mito di "NARCISO"  Liceo Scientifico Grassi Latina.

Spero che questa sia una ricerca che muova le vostre curiosità e la vostra voglia di conoscenza. Cercherò con poche ma approfondite informazioni, di far crescere la vostra passione per la lettura.

Il mito

Il mito può essere definito come il tentativo più antico di chiarire il mondo attraverso un racconto. Esso infatti prova a spiegare gli interrogativi dell'esistenza: l'origine del cosmo e dell'uomo, il destino di tutti gli esseri viventi. Si tratta di una necessità ampiamente diffusa, dimostrata dall'esistenza di diversi miti già presso culture differenti (mesopotamica, semitiche...)


IL mito può riguardare diversi ambiti: ambiti sacri, di memoria, oralità e tradizione, varietà di forme e la polisemia.

Nell'ambito sacro, il mito tratta sia di eventi straordinari, mai visti prima come l'origine dell'universo e dell'uomo sia mette in scena soggetti divini e semi divini. Chi narra i miti è qualcuno avvolto da un'atmosfera di sacralità ed è considerato degno di rispetto come i sacerdoti, i cantori, gli anziani.
Nella memoria, il mito nasce come un antichissima narrazione orale; la redazione scritta è una cristallizzazione del mito, ossia la forma stabile che esso assume a un certo punto della storia, quando qualcuno decide di mettere per iscritto il patrimonio di racconti prima memorizzati e tramandati.
Un mito può aver avuto varie versioni perché, essendo tramandato senza forma scritta, ogni generazione ha potuto modificare la forma precedente. L'esistenza di una pluralità di versioni su uno stesso evento, dipende dunque da trascrizioni avvenute in momenti diversi o da parte di autori diversi.
Per quanto riguarda la polisemia, il mito, narrazione simbolica, è aperto a molteplici significati, tanto che per una medesima storia o un medesimo personaggio, si presentano interpretazioni diverse a seconda delle epoche e dei contesti culturali.

Il mito di "Narciso"

All'interno del link che seguente c'è il testo integrale del mito: 

Nell'antica Grecia, in un giorno lontanissimo, Cefiso, il dio delle acque, rapì la ninfa Liriope. Si amarono teneramente e dalla loro unione nacque un figlio che fu chiamato Narciso. Gli anni passarono e Narciso divenne un ragazzo meraviglioso.

Liriope volle salvaguardare la bellezza del proprio figlio, così si recò dall'astrologo Tiresia che consultò l'oracolo e disse: - Narciso vivrà molto a lungo e la sua bellezza non si offuscherà. Ma il giovinetto non dovrà più vedere il suo volto.- La profezia di Tiresia si avverò: Narciso restò per sempre adolescente, mantenendo intatta la sua bellezza che svegliava i più teneri sentimenti nelle ninfe che l'avvicinavano.

Ma lo splendido ragazzo sfuggiva il mondo e l'amore e preferiva trascorrere il tempo passeggiando da solo nelle foreste sul suo cavallo oppure andando a caccia di animali selvatici.




  • Le varie versioni del mito di NARCISO

  • Come abbiamo già detto dei miti esistono varie versioni, vale anche per il mito di Narciso. Questa leggenda viene tramandata oralmente dal 36 a.c. La vicenda ha avuto infatti molte variazioni nel tempo. Fino a quando non è stato messo per iscritto, ma anche una volta scritto ha subito variazioni. Le più note sono la versione di Ovidio, contenuta nelle Metamorfosi, e quella di Pausania, proveniente dalla sua Guida o Periegesi della Grecia.

    Il mito secondo Ovidio

    Narciso era un giovane così bello che tutti, uomini e donne, s’innamoravano di lui; egli però non se ne curava, anzi preferiva passare le giornate in solitudine, cacciando. Tra le sue spasimanti vi era la Ninfa Eco, costretta a ripetere sempre le ultime parole di ciò che le era stato detto; era stata infatti punita da Giunone perché la distraeva con dei lunghi racconti mentre le altre ninfe, amanti di Giove, si nascondevano. Quando Eco cercò di avvicinarsi a Narciso questi la rifiutò. Da quel giorno la ninfa si nascose nei boschi consumandosi per l’amore non corrisposto, fino a rimanere solo una voce. Infine, poiché un amante rifiutato chiese a Nemesi di vendicarlo, Narciso fu condannato a innamorarsi della sua stessa immagine riflessa nell’acqua. Egli si lamentava poiché non riusciva a stringerla né a toccarla e i suoi lamenti venivano ripetuti da Eco. Una volta resosi conto dell’accaduto, Narciso si lasciò morire struggendosi inutilmente; quando le Naiadi e le Driadi vollero prendere il suo corpo per collocarlo sul rogo funebre, trovarono al suo posto un fiore cui fu dato il suo nome.
    ” Ignaro cominciò a bramare se stesso. Lodò e fu lodato. Desiderò e fu desiderato. E quante volte baciò la fonte ingannatrice, e quante volte immerse nell’acqua le tremanti braccia ,pur non riuscendo ad abbracciare la persona amata. “ chiunque tu sia ragazzo, esci dall’acqua e vienimi incontro! Perché hai deciso di farmi soffrire? Perché mi sfuggi? perchè fai di tutto per sottrarti al mio amore? Eppure quando ti tendo le braccia, anche tu me le tendi ; e quando sorrido anche tu mi sorridi, e quando piango anche tu piangi “ Le Metamorfosi - Ovidio-

    Il mito secondo Pausania


    Pausania individua la fonte di Narciso a Tespi,in Boezia . Lo scrittore greco trova poco credibile (usando le sue stesse parole “idiota”) che qualcuno non sia in grado di distinguere un riflesso da una persona reale, e cita una variante meno nota a cui dà più credito.
    In questa versione Narciso aveva una sorella gemella, del tutto somigliante a lui, con la quale andava spesso a caccia insieme. Narciso alla fine si innamorò di lei e quando questa morì, recandosi alla fonte, capiva di vedere la propria immagine, ma quel viso assomigliava così tanto alla sorella amata che gli era di grande consolazione.
    Pausania, inoltre, fa notare che il fiore narciso doveva esistere ben prima de lpersonaggio omonimo, visto che il poeta epico Pamphos, vissuto molti anni prima, nei suoi versi narra che quando Persefone fu rapita da Ade stava raccogliendo proprio dei narcisi. 

      Lorenzo Vaiardi